IL PAESE DI NIENTE
dai 6 anni
Il Re del Paese di Niente, come tutti i sovrani, combatte le sue guerre per mantenere l’ordine.
Ma le guerre di questo Re sono strane.
Lui dà la caccia alle grida, alle lacrime, ai colori, ai sospiri, ai sogni.
E li chiude in gabbia. Poco a poco, tutti abbandonano il regno.
Tutti eccetto la figlia del Re, che non sopporta più di essere l’erede del Paese di Niente.
Un giorno, la principessa conosce il mondo che sta fuori: un luogo di emozioni vertiginose, fatto di rumori, persone, vita vera.
Tutto ciò che il padre ha bandito per proteggerla.
La principessa si ribella al suo adorato padre, affinché nel suo regno tornino tutte le cose belle, caotiche e preziose che servono per essere felici.
Uno spettacolo sulla necessità di accompagnare nella crescita senza negare esperienze, sentimenti, incontri.
In un contesto da fiaba un Re respinge a sua Figlia tutto ciò che stimola pensieri e desideri, immaginazione e spirito di iniziativa.
Nel Paese di Niente è negata una vita interiore, ma l’arrivo di un estraneo dal mondo fuori apre le porte alla Figlia per un nuovo sguardo sulle possibilità della vita.

regia Francesca Poliani
con Chiara Carrara, Gopal Quaglia e Andrea Rodegher
scenografia Francesca Marini
musiche originali Ottavia Marini
luci Marco Raineri
costumi Marilena Burini
con il sostegno di Regione Lombardia e MIBAC
NOTE DI REGIA
Il teatro è l’unico luogo dove, attraverso l’azione, l’immaginazione diventa tangibile e i bambini spettatori trovano rappresentato un mondo in cui si identificano e riconoscono, come chi si prende cura di loro e li accompagna.
Volevo innanzitutto un testo che parlasse con parole simbolo, non volevo essere didascalica ma tradurre nella messinscena una ricerca che nel mio lavoro laboratoriale coi bambini sto sperimentando ormai da anni.
Trovo che togliendo sempre più le spiegazioni si possa circoscrivere il rischio di condizionare i bambini limitando la loro libertà con parole che già evocano o descrivono.
Volevo parlare di emozioni senza elencarle, esaltare l’esperienza senza raccontarla.
E allora ho deciso di raccontare una storia in cui la libertà di essere se stessi è negata da un adulto, per suscitare nei bambini la curiosità verso la propria unicità, e nei grandi l’interrogarsi circa il proprio ruolo.
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